Delirio di onnipotenza

Fare del Senato un piccolo museo

Di certo il presidente del Consiglio non si sarà espresso nel modo picaresco che leggiamo su alcuni giornali per cui, se mai si dovesse ostacolare il suo progetto di riforma del bicameralismo, abolirà di netto il Senato per farne un museo. Questo sarebbe delirio di onnipotenza. Eppure dovessimo dire la nostra opinione a proposito, quest’ultima sarebbe una soluzione migliore dello scompenso che si rischia di causare, forse che si è già causato, con il progetto di riforma su cui invece di ragionare si è giunti ad un braccio di ferro. Per certi versi, il governo ha ragione ad essere irritato. Il progetto di un Senato federale o delle autonomie, era contemplato nei progetti di entrambi gli schieramenti che si confrontano almeno dal 1996 nel paese. In sostanza sia la sinistra che la destra nelle loro ansie di semplificazione politica, volevano superare il bicameralismo perfetto. Sulla questione dell’elezione dei senatori però non c’era sufficiente chiarezza. Nel progetto di riforma coordinato da Calderoli nel 2005, quasi non ci se ne preoccupò affatto. Cambiavano le competenze, non il criterio elettorale. Cambiando invece il criterio elettorale, si finisce in tutte queste difficoltà. Perché mai dare i benefici dell’immunità a dei senatori scelti dai loro consigli regionali? E se ciò consentisse di sottrarre determinati uomini politici alle maglie della giustizia? Quando interi consigli regionali sono sotto inchiesta, alcune domande bisogna pur porsele. Poi nelle intenzioni del governo, il nuovo Senato, sarebbe una specie di camera amministrativa di alto profilo, ininfluente ai fini del processo legislativo del governo, come più o meno accade in altri paesi che hanno già adottato questo sistema da anni, come Germania, Francia ed Inghilterra, ciascuno a modo loro. Ma anche in questo caso, la differenza del criterio elettorale provoca degli scompensi. I governatori inviati al Senato sarebbero pur sempre più influenti elettoralmente nelle loro Regioni, rispetto i deputati nominati dai partiti. Un solo scontro istituzionale sulle comuni competenze amministrative dello Stato e gli effetti potrebbero essere devastanti, con ricadute anche sul governo. Infine, nessuno si chiede quale sarebbe il profilo del Capo dello Stato, eletto solo più da una Camera politica ed un corpo di consiglieri regionali, dove probabilmente prevarrebbe nettamente una fazione, soprattutto con la legge elettorale che si vuole fare approvare parallelamente alla riforma. Tutto sommato abolire decisamente il Senato sarebbe meglio. Il paese avrebbe un solo centro legislativo, proprio come avvenne nella Francia giacobina di quasi tre secoli fa. Allora, nell’arco di soli sei anni, una legislatura in pratica, i convenzionali, corsero ad istituire un Senato della Repubblica. Quelli sopravvissuti ovviamente.

Roma, 17 settembre 2015